Il porro si apre sul tagliere con quel profumo dolce che ricorda l’erba dopo la pioggia. Le rondelle cadono in pentola e il loro sfrigolio è un saluto timido. I funghi, raccolti nel silenzio umido dell’autunno, rilasciano un aroma profondo mentre si ammorbidiscono. L’orzo, con i suoi chicchi lucidi, si unisce alla miscela come un passo lento nel sottobosco. Il calore fa il resto: il brodo si ispessisce, il vapore sale piano, e il timo fresco sprigiona una punta balsamica che apre il respiro. È una zuppa che scalda lo stomaco e la mente, una scodella che sembra portare in casa il passo dell’autunno che avanza